Pertanto diciamo NO all’imbroglio dell’imposizione delle imprese:

No   alla riduzione generalizzata delle imposte per le imprese:
le imposte non sono l’unico fattore di localizzazione per un’impresa. Altrettanto importanti sono le infrastrutture pubbliche, lo stato della formazione, la densità di imprese e scuole universitarie innovative, la sicurezza e la stabilità. Su questi aspetti la Svizzera ha moltissimo da offrire! I servizi finanziati attraverso le imposte contribuiscono in modo determinante a creare valore aggiunto e quindi l’utile delle imprese. Pertanto è più che giustificato far pagare alle imprese imposte adeguate.

No   a nuovi espedienti fiscali:
anziché abolire gli attuali privilegi fiscali, la RI imprese III crea nuove scappatoie fiscali per i gruppi e i grandi azionisti. Queste, raggruppate nel cosiddetto tool box, portano a una riduzione generalizzata delle imposte per le imprese. Sfruttando pienamente questi espedienti fiscali, praticamente un’impresa non paga più alcuna imposta sui propri utili. Infine essendo molti di questi strumenti controversi a livello internazionale, la Svizzera ben presto sarà costretta a mettervi nuovamente mano.

No   a un nuovo raggiro della popolazione:
la RI imprese II era già un imbroglio. Persino il Tribunale federale ha stabilito che nella votazione del 2008 la popolazione era stata ingannata. Già allora non erano stati correttamente indicati i costi della riforma. Prima della votazione il Consiglio federale parlava di 900 milioni, in realtà la cifra è stata un multiplo di quanto disposto. Un no alla RI imprese III evita una nuova disfatta e incarica il Parlamento di presentare una riforma equilibrata. Le proposte sono sul tavolo e siamo ancora in tempo.

No   alla complessità voluta:
«imposta sull’utile con deduzione degli interessi», «patent box», «step-up» o «limitazione degli sgravi» – questi i temi della RI imprese III. Avete idea di cosa significhino questi termini? No? Non vi preoccupate, fate parte del 99% della popolazione. Dietro a queste espressioni tecniche incomprensibili si nascondono espedienti fiscali opachi che solo un pugno di consulenti fiscali e avvocati d’affari capiscono. Ed è tutto voluto: noi cittadini non dobbiamo capire quali saranno le conseguenze e chi pagherà il conto.

No   a nuovi buchi miliardari:
pochi grandi gruppi e i loro azionisti fanno miliardi con questi nuovi espedienti fiscali. I costi che ciò provoca non sono assolutamente prevedibili: certamente 2,7 miliardi – 1,3 per la Confederazione e 1,4 per Cantoni e Comuni. Ma a causa dell’incalcolabile tool box potrebbero essere molti di più! Quanto costerà davvero questa riforma dipende in ultima analisi da quali strumenti applicheranno e combineranno fra loro i Cantoni e come le imprese li utilizzeranno.

No   alla fregatura per Comuni e città:
con la RI imprese III i Comuni sono fuori dai giochi! Mentre i Cantoni per i propri ammanchi otterranno 923 milioni, i Comuni e le città sedi d’impresa ne usciranno a mani vuote. Non avranno alcuna compensazione per i propri ammanchi, ma dovranno comunque mettere a disposizione l’infrastruttura. Per loro il prezzo da pagare sarà doppio: la sovvenzione della Confederazione accenderà una sfida al ribasso delle imposte tra i Cantoni, provocando ulteriori tagli ai servizi – il che si ripercuoterà in particolare sui Comuni.

No   alla riduzione delle prestazioni e all’aumento delle imposte:
se ai Comuni e alle città manca il denaro, sono i cittadini a pagarne le conseguenze. Sono loro a dover pagare il conto – con tagli alle scuole e al servizio pubblico, nonché con la mancata riduzione dei premi. Oppure con imposte e tasse più elevate. In qualche modo i Comuni dovranno chiudere l’enorme buco che si creerà nelle loro casse. Un buco miliardario che sarà pagato una volta di più dagli impiegati e dai «normali» contribuenti – in una parola dal ceto medio.